LAUREA E LAVORO

Negli ultimi anni la recessione è stata caratterizzata da elevati tassi di disoccupazione. Particolarmente grave è la situazione dei giovani. Secondo i dati Istat, a luglio 2017, il tasso di disoccupazione era pari all’11,3%.  Per disoccupazione s’intende la condizione di coloro che non hanno un’occupazione, ma sono disposti a lavorare. Il livello della disoccupazione è misurato dal tasso di disoccupazione, che è dato dal rapporto tra il numero di disoccupati e il totale delle forze-lavoro. Gli ultimi dati relativi al 2017 sembrano indicare un miglioramento della situazione economica generale.

Serve ancora la laurea per trovare un lavoro? Chi è laureato guadagna di più e occupa posizioni lavorative più elevate? Quali sono le facoltà che assicurano migliori opportunità di lavoro?

Prima di rispondere a queste domande, è doveroso aggiungere una precisazione. Questa sintesi è il frutto dell’analisi di due fonti diverse: i dati Istat e l’Indagine AlmaLaurea del 2017 sulla condizione occupazionale dei laureati. L’Istat utilizza una nozione di “occupato” più ampia. Secondo tale definizione, è considerato “occupato” non solo colui che svolge un’attività lavorativa retribuita, ma anche colui che svolge un’attività di formazione retribuita (dottorato, ricerca, tirocinio, praticantato ecc.). Invece nell’indagine AlmaLaurea la definizione di “occupato” è più restrittiva: si considerano solo coloro che svolgono un’attività lavorativa retribuita. L’applicazione di una definizione di “occupato”, piuttosto che l’altra, determina differenze piuttosto sensibili, soprattutto per quei settori disciplinari in cui le attività di formazione retribuite coinvolgono, negli anni immediatamente successivi al conseguimento del titolo, un ampio numero di laureati.

In base all’XIX Indagine AlmaLaurea, rispetto al periodo precedente, nell’ultimo triennio si registra un miglioramento della situazione occupazionale dei laureati.

Per quanto riguarda i laureati che hanno conseguito una laurea di primo livello, riportiamo alcuni dati:

per i laureati del 2013, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 65,8%;

per i laureti del 2014, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 66,6%;

per i laureati del 2015, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 68,2%.

Per quanto riguarda i laureati che hanno conseguito una laurea magistrale, i risultati sono migliori:

per i laureati del 2013, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 70,1%;

per i laureti del 2014, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 70,4%;

per i laureati del 2015, la percentuale di occupati ad un anno dalla laurea era pari al 70,8%.

Nell’ultimo triennio, il tasso di occupazione è aumentato di oltre 2 punti percentuali per chi ha conseguito una laurea di primo livello e di 1 punto per coloro che hanno conseguito una laurea magistrale. Anche se la tendenza è positiva, a tre anni dalla laurea il tasso di occupazione è pari all’82% per i laureati triennali e all’83% per i magistrali biennali.

Quali sono le opportunità di lavoro offerte dalle varie facoltà universitarie? Dai dati è evidente che la scelta del settore disciplinare è determinante per trovare un’occupazione (i dati relativi ai laureati delle professioni sanitarie e di ingegneria sono migliori; più penalizzati sembrano essere i settori disciplinari letterario, politico-sociale, psicologico e geo-biologico). Non solo. In base al tipo di laurea conseguito, variano i livelli di retribuzione e la tipologia di contratto di lavoro.

Per quanto riguarda le opportunità di lavoro, i dati Istat e AlmaLaurea dimostrano che nei primi anni di lavoro non ci sono sensibili differenze tra la laurea di primo livello e le lauree magistrali (anzi per alcuni gruppi disciplinari i dati migliori riguardano i laureati di primo livello). Ad esempio, relativamente al 2016, i laureati di primo livello presentano, ad un anno, un tasso di disoccupazione pari al 21%; per i laureati del biennio magistrale il tasso di disoccupazione è pari al 20%. A tre anni dalla laurea, i dati sono rispettivamente il 12% e l’11%; a cinque anni dalla laurea, i dati migliorano ulteriormente, e sono rispettivamente l’8 e il 9%.

Per quanto riguarda la tipologia di lavoro, considerando i laureati del 2011, a cinque anni dalla laurea, il 14% dei laureati di primo livello svolge un lavoro autonomo. Per i laureati del biennio magistrale il dato è pari al 18%. Il 61% dei laureati di primo livello è assunto con un contratto a tempo indeterminato; per i laureati magistrali il dato è pari al 56%.

Se si considerano le retribuzioni, i magistrali biennali conseguono risultati migliori, anche se, nei primi anni di lavoro, non ci sono differenze particolarmente sensibili. Ad un anno dal conseguimento del titolo, i laureati di primo livello percepiscono mediamente una retribuzione pari a 1.104 euro netti mensili e i magistrali biennali pari a 1.153 euro. Relativamente al 2016, a tre anni dalla laurea, le retribuzioni medie sono rispettivamente pari a 1.250 euro e a 1.290 euro; a cinque anni, pari a 1.360 euro e a 1.400 euro.

Secondo i dati Istat, fra i giovani, la fascia più penalizzata dalla crisi è stata quella compresa tra i 15 e i 29 anni (nel 2016 il tasso di disoccupazione è stato del 28%, rispetto al 12% del totale delle forze lavoro; in certe zone del Meridione, il tasso di disoccupazione giovanile ha superato addirittura il 40%). I dati sembrano dimostrare inequivocabilmente che le opportunità di lavoro cambiano notevolmente in base al titolo di studio conseguito. Secondo i dati Istat, nel periodo 2007-2014, per i laureati, il tasso di disoccupazione è aumentato più del 3%, mentre per i diplomati è aumentato del 6%. Per coloro che sono in possesso della licenza media l’incremento è stato del 9%.

Rispetto a coloro che hanno conseguito titoli di studio inferiori, i dati sulle retribuzioni sono sensibilmente più elevati per i laureati.

Considerando i diversi settori disciplinari, la situazione occupazionale è piuttosto diversificata.

Per quanto riguarda i laureati di primo livello (cioè coloro che hanno conseguito una laurea triennale), ad un anno dalla laurea, buoni risultati riguardano i laureati del settore scientifico (76%), del settore educazione fisica (71%) e del settore delle professioni sanitarie (70%). I settori disciplinari caratterizzati dai più alti tassi di disoccupazione sono il geo-biologico (30%), quello letterario (26%), quello chimico-farmaceutico (25%) e quello di architettura (25%).

A cinque anni dal conseguimento della laurea, i settori disciplinari scientifico, ingegneria, professioni sanitarie ed educazione fisica fanno registrare valori superiori al 90%. Invece i settori disciplinari caratterizzati da tassi di disoccupazione elevati sono quello geo-biologico, politico-sociale, psicologico, architettura, agraria, veterinaria e letterario.

Considerando i laureati di primo livello del 2011 non iscritti ad altro corso di laurea, a cinque anni dalla laurea, la situazione occupazionale   per   gruppo   disciplinare è la seguente (Fonte AlmaLaurea):

Scientifico 93,0
Ingegneria 92,0
Medico / Professioni sanitarie 90,2
Educazione fisica 90,1
Economico-statistico 87,9
Chimico-farmaceutico 86,9
Giuridico 83,0
Linguistico 81,5
Insegnamento 81,1
Geo-biologico 79,6
Politico-sociale 79,6
Psicologico 79
Architettura 78,6
Agraria e veterinaria 77,4
Letterario 75,5
Totale 86,5

 

Si registrano anche delle differenze di genere. Ad un anno dal conseguimento della laurea, il 64% dei maschi risulta occupato, mentre per le donne il dato si abbassa al 59%. A cinque anni dal conseguimento del titolo, i dati sono rispettivamente l’89% e l’85%.

Per quanto riguarda la tipologia del rapporto di lavoro, ad un anno dal conseguimento della laurea triennale, il lavoro autonomo è particolarmente diffuso tra i laureati delle professioni sanitarie (26%). I settori scientifico e giuridico sono caratterizzati dalle percentuali più elevate di rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato (rispettivamente 51% e 47%).

Nei settori disciplinari linguistico, psicologico, dell’insegnamento, delle professioni sanitarie, quello letterario e quello di educazione fisica sono molto diffuse forme contrattuali atipiche e rapporti di lavoro non continuativi. A cinque anni dalla laurea, il lavoro autonomo è più diffuso tra i laureati dei settori di educazione fisica e di architettura.

Per quanto riguarda le retribuzioni, i risultati più alti si registrano nei settori scientifico ed ingegneria, e poi, a seguire, in quello economico-statistico e in quello delle professioni sanitarie. I risultati peggiori si hanno per i settori educazione fisica e agraria e, infine, per quello psicologico e per quello dell’insegnamento.

Anche per coloro che hanno conseguito la laurea magistrale biennale, i risultati occupazionali sono diversi per i vari settori disciplinari. Ad un anno dal conseguimento della laurea magistrale, il 65% e oltre dei laureati dei settori ingegneria, insegnamento ed educazione fisica si dichiara occupato. Percentuali più basse caratterizzano altri settori (chimico-farmaceutico, psicologico, geo-biologico), settori, però, in cui è alta la percentuale di coloro che seguono corsi di formazione post-laurea.

I tassi di disoccupazione più elevati (intorno al 30%) si registrano per i settori geo-biologico, letterario e psicologico. Valori superiori al 20% riguardano i settori architettura, politico-sociale, agraria e linguistico.

Considerando coloro che hanno conseguito una laurea magistrale biennale, a cinque anni dalla laurea, la situazione occupazionale   per   gruppo   disciplinare è la seguente (Fonte AlmaLaurea):

Medico / Professioni sanitarie 93,0
Ingegneria 88,5
Economico-statistico 86,9
Architettura 82,9
Educazione fisica 79,2
Linguistico 79,1
Politico sociale 78,9
Insegnamento 76,2
Psicologico 75,5
Agraria e veterinaria 75,1
Scientifico 73,5
Giuridico 72,5
Chimico-farmaceutico 70,3
Letterario 69,4
Geo-biologico 59,0
TOTALE 79,3

 

Anche in questo caso si registrano delle differenze di genere e sembrano ancora penalizzate le donne. Ad un anno dalla laurea, la percentuale di occupati per gli uomini è pari al 61%, mentre per le donne è solo il 53%.

Tipologie di lavoro non standard e contratti di lavoro parasubordinato riguardano i settori chimico-farmaceutico, linguistico, psicologico, letterario, educazione fisica e architettura.

A cinque anni dal conseguimento della laurea, il lavoro autonomo è particolarmente diffuso nei settori giuridico e architettura (oltre il 50%). I contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato sono più diffusi per il settore delle professioni sanitarie e per il settore ingegneria (oltre il 75%).  

I risultati migliori per quanto riguarda le retribuzioni, a cinque anni di distanza dal conseguimento del titolo, caratterizzano il settore scientifico ed il settore ingegneria. Più penalizzato sembra essere il settore psicologico.

Le lauree magistrali a ciclo unico riguardano i seguenti settori disciplinari: agraria-veterinaria, architettura, chimico-farmaceutico, giuridico, letterario e medico. Anche in questo caso le opportunità di lavoro sono diverse a seconda del settore disciplinare. Ad un anno dalla laurea, il tasso medio di disoccupazione è pari al 22%. Per i laureati del settore architettura e del settore giuridico, però, la percentuale di disoccupati è pari rispettivamente al 30% e al 27%. Valori più bassi della media si registrano per altri gruppi disciplinari: per i laureati in medicina, il tasso di disoccupazione è il più basso, pari all’11%; anche per i laureati in farmacia, il dato che si registra è inferiore alla media (17%).

Ricordiamo che nell’indagine AlmaLaurea, si utilizza una definizione più restrittiva di occupati rispetto alle rilevazioni Istat. Nell’elenco seguente sono indicati gli esiti occupazionali distinti in base al gruppo disciplinare, a cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale (il risultato negativo di medicina è dovuto al fatto che gran parte dei laureati è impegnata in corsi di formazione post-laurea; questo spiega la differenza tra i dati AlmaLaurea e i dati Istat).

  Dati AlmaLaurea Dati Istat
Architettura 81,3 85,3
Chimico-farmaceutico 80,9
Agraria e veterinaria 80,0 89
Giuridico 68,3 75
Medico 28,2 94
TOTALE 61,3